La Castellina a Narni – parte seconda

Seconda puntata della cronaca dell’escursione (leggi la prima)

Non lontano da San Francesco troviamo la Cattedrale, dedicata a San Giovenale, medico cartaginese e patrono della città. La chiesa, a tre navate, in origine era separata da una via dal Sacello Memoriae che custodiva le spoglie di San Giovenale. Nell’800 il santo fu trafugato e portato a Lucca. Riportato in città fu nascosto e ritrovato nel 1600. Nel frattempo fu realizzata una quarta navata che inglobò il Sacello nella chiesa.

La cattedrale presenta due pulpiti. Interessante è la cappella del Santo Sacramento che presenta una decorazione grottesca copiata dagli affreschi trovati nella domus aurea che ispirarono tanti artisti dal 1480 fino al 1700. In un’altra cappella sono conservate le spoglie della beata Lucia di Narni, mentre quelle di San Giovenale adesso sono nel Confessio. Importante è anche una statua lignea del 1475 di Pietro il Vecchio raffigurante Sant’Antonio Abate. Al momento la statua è fuori per una mostra. Gli affreschi, dietro a dove di solito è ubicata la statua, sono pregevoli e risalenti al 1236. Pressati dalla custode che vuole chiudere alle 12:30, usciamo per raggiungere Piazza Garibaldi. A fianco della fontana, che è posta centralmente, si scende con una scalinata a una cisterna di origine medievale.

Saliamo sul pullman e, passata Porta Romana, l’altra è porta Ternana, usciamo dal paese per raggiungere la trattoria Tiberina. Tra pappardelle e faraone ci gustiamo i versi del sommo poeta, Roberto Rossi.

Dopo tante chiese, scheletri e sale di tortura,
temevo assai di mangiar solo verdura.
Ma dopo questi piatti, buoni e succulenti,
ho cominciato ad arrotare i denti,
e solamente dopo aver scolato il vino,
ho potuto dare vita questo inchino.
Di fronte al nostro caro Presidente,
che non ci fa mancare mai niente,
e come se fosse un’abusata rima:
evviva sempre la Castellina.

Il chiasso gioioso dei commensali è spesso interrotto dalla risata sonora e profonda proveniente da una tavolata che festeggia il battesimo di Kevin. Chi sarà chi non sarà, si scopre subito che il proprietario di cotanta sonorità è il prete. Un tipo simpatico e compagnone, che però assomiglia in maniera impressionante a un tizio quattrocentesco raffigurato in un quadro, appeso in sala, con un otre in mano.

Dopo pranzo andiamo alle cascate delle Marmore situate a circa mezz’ora di strada. Uno spettacolo assolutamente da non perdere. All’interno ci dividiamo. I diversamente giovani prendono il sentiero 2 (20 minuti di percorrenza), ad anello, che permette di ammirare in tutto lo splendore i fantastici salti. Volendo si può prendere il sentiero 3, sempre facile, che in 20 minuti si ricongiunge con il 2. Gli altri prendono l’1, decisamente ripido che porta in cima. Dopo circa dieci minuti pieghiamo a sinistra ed entriamo nel tunnel che conduce al balcone degli innamorati, proprio sotto al grande salto. La vista è stupenda, ma l’acqua, che arriva a secchiate, consiglia una sosta breve. Qualcuno prosegue e qualcuno torna indietro. Alle 18:30 ripartiamo soddisfatti per una giornata che diversamente dal solito, non ha stancato il fisico, ma che comunque ha soddisfatto lo spirito.

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