Giù per la valle del Marangone: la cronaca

Il pullman del Cotral, partito dal deposito alle 8:25, è puntuale e ci lascia al bivio per La Bianca poco dopo le 9:00. Prendiamo la strada verso la frazione e poi, al bivio, giriamo a destra per la strada che porta alla Tolfaccia. La giornata è soleggiata e chiara, alla nostra sinistra ammiriamo le cime del reatino coperte neve. Ad un bivio successivo prendiamo ancora a destra e continuiamo il cammino. Rimaniamo sulla strada che da asfaltata diventa bianca, infatti la terra è zuppa d’acqua e preferiamo il cammino agevole, per quanto possibile, dato che oggi dobbiamo macinare 13 chilometri.

Il gruppo al completo

La via corre per un tratto sul crinale che separa la valle in cui scorre il fosso di Freddara dalla valle dove scorre il fiume Marangone. Per andare ad intercettare il corso di quest’ultimo lasciamo la strada e ci avventuriamo nel fango. Il terreno bagnato diventa difficoltoso in particolare dove c’è il passaggio del bestiame: il pestio degli zoccoli ha smosso il terreno in parecchi punti creando delle sabbie mobili nostrane. Finalmente intercettiamo il fiume che ci terrà compagnia per il resto della giornata. Sostiamo a pranzare sulla riva sinistra. Oggi niente salsicce alla brace e panonto, questa è la marcia del colesterolo per recuperare gli stravizi natalizi. Dove ci siamo fermati il letto del fiume è roccioso e stratificato. Sottile linee di rocce bianche si alternano con rocce color ebano. Mauro ci spiega che in queste zone furono fatti in passato numeri sondaggi per verificare la presenza dei manganese. Dopo pranzo il fiume si mette tra noi e il mare per ben otto volte. Alcune volte il guado è agevole altre volte meno anche perché qualche ragazzaccio settantenne si diverte a gettare massi in acqua al passaggio degli amici. Spesso siamo costretti a lanciare dei sassi non per scherzo ma per costruire dei punti di appoggio per rimanere con i piedi asciutti. Alberto, provato per i tanti sassi gettati in acqua, prega chi volesse essere preso a sassate di ripassare un altro giorno: per oggi ha dato.

Guadiamo il fiume per la settima, e penultima, volta, nei pressi dei resti di una mola del diciassettesimo secolo. L’edificio, ora ridotto a un rudere, ospitò un’osteria fino a una cinquantina d’anni fa. Da qui il cammino verso il mare è agevole sebbene ancora lungo. Alla foce del Marangone il bus della linea A riporta la comitiva in città. La marcia anti colesterolo è terminata e i chilometri si sentono sulle gambe, purtroppo però a Natale abbiamo sollevato tante (troppe?) forchette: è difficile fare la media.


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