L’Eremo della Trinità e i Cinque Bottini: la cronaca

Dopo la pioggia notturna il cielo impigrito si presenta sotto un piumone di nuvole scure e inquietanti. Soltanto i duri e puri si presentano all’appuntamento e quindi partiamo per Allumiere a ranghi ridotti rispetto al solito. La camminata prende il via dall’Eremo della Trinità i cui lavori di restauro sono terminati nel 2002. Sant’Agostino, che vi soggiornò tre anni, scrisse qui il “De Trinitate” e diede la cosidetta “Seconda regola”.

Durante il soggiorno accadde il famoso episodio del bambino che voleva svuotare il mare con una conchiglia. Il fatto deve essere molto caro a Papa Benedetto se XIV visto che nel suo stemma è presente una conchiglia (Maggiori dettagli).

Le prime notizie del monastero risalgono ad una bolla papale del 1243 ma gli studiosi ritengono che il primo insediamento sia avvenuto nel IX secolo.

Quanto sopra è la sintesi del briefing iniziale durante il quale Mauro, Eligio, Alberto, Roberto e Claudia si alternano per illuminarci.

Pausa dopo il pranzo

Dall’Eremo ritorniamo indietro sulla strada asfaltata per un piccolo tratto poi imbocchiamo una sterrata alla nostra sinistra. Durante il cammino un sole irriducibile sgomita per farsi spazio tra i nuvoloni e riesce a inviarci i suoi piacevoli raggi. Poco dopo incontriamo le prime cave di allume: nella zona ce ne sono 42 tutte esplorate da Mauro. Entriamo in una e con l’aiuto delle torce seguiamo il cunicolo fino alla fine. Sulle pareti ci sono degli affioramenti di una sostanza color ocra che utilizziamo per dipingerci sui volti degli improbabili segni di guerra indiani.

Più avanti sostiamo nei pressi dei resti di due fornaci del XVII secolo per la cottura dell’alunite. Per conoscere il ciclo di produzione dell’allume vedi qui. Purtroppo alcune cave a cielo aperto mostrano i segni della civiltà esibendo carcasse di elettrodomestici, abbondante eternit e altri rifiuti variegati.

Arriviamo a quello che nel 1700 era il villaggio delle cave dove vissero gli operai impegnati nell’attività estrattiva. In lontananza la sommità dei monti esibiscono come due ferite sul manto boscoso la Cava Gregoriana e la Cava Grande.

Lasciamo il villaggio e andiamo a intercettare l’acquedotto dei 5 Bottini che una volta forniva Civitavecchia mentre adesso serve Allumiere.

Pranziamo nel bosco lungo le rive del torrente poi riprendiamo a seguirlo fino a tornare per altra via al luogo di partenza. Nel frattempo il cielo si è fatto sgombro.

Abbiamo osato e siamo usciti vincitori: il tempo ci ha graziato.

(Guarda le foto mie e quelle di Marco)

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