Valencia, appunti di viaggio (parte prima)

Valencia è una città accogliente, pulita e ben organizzata. Si può visitare comodamente in tre giorni, noi, che già la conoscevamo, le abbiamo dedicato qualche ora in più. Riporto la cronaca della visita scritta sul momento.

5 marzo 2009
Siamo atterrati in perfetto orario all’areoporto di Valencia provenienti da Roma Ciampino con un volo Ryanair. Ritirati i bagagli abbiamo preso la metro verde e in circa 25 minuti siamo arrivati alla ferma Xátiva, nei pressi dell’Estacion Norte. Da qui abbiamo impiegato circa 10 minuti per raggiungere l’Hotel Medium Conqueridor in Calle de Cervantes. Lasciati i bagagli siamo usciti a piedi diretti verso il ristorare La Riua, consigliatoci alla reception e ubicato in Calle de Mar. Abbiamo mangiato molto bene a base di Paella Valenciana spendendo circa 25 € a testa. Dopo una chiacchierata con Francesco, il proprietario, abbiamo fatto un giro in centro prima di tornare in hotel intorno all’una di notte.

L’hotel, che è un 4 stelle, è ubicato in zona centrale ed è molto elegante e ben tenuto. Naturalmente ha il wifi gratuito, altrimenti non l’avremmo prenotato, e mantiene le promesse fatte dal sito di booking.net tramite il quale abbiamo fatto la prenotazione.

6 marzo
La giornata è soleggiata sebbene caratterizzata da un forte vento. Dopo la colazione da Starbucks (nostalgia degli USA?) raggiungiamo il centro di informazioni turistiche a Plaza dell’Ayuntamiento di fronte all’edificio del Correo, la Posta. Acquistiamo le Valencia Tourist Card per tre giorni al prezzo di 20 € e i biglietti combinati per la Città delle Scienze con lo sconto del 15%.

Poi raggiungiamo il ponte dell’esposizione (guarda le foto) e scendiamo nei giardini che hanno preso il posto del fiume Turia il cui letto è stato deviato dopo un’esondazione devastante avvenuta una trentina d’anni fa. Con una piacevole passeggiata, che ci porta anche al Palacio de la Musica, raggiungiamo la Città delle Scienze. La città, che è un gioiello di architettura moderna, si compone del Palazzo delle Arti, dell’Emisfero e del museo della Scienze. Di seguito c’è l’Agora, ancora in costruzione, e l’Oceanario che visiteremo domani. Volendo si può visitare tutto in un giorno.

Iniziamo con il museo delle Scienze. Qui è possibile apprendere tramite prove pratiche le conquiste della scienza. Il divertimento è assicurato per grandi e piccini. Diverse ore dopo ne usciamo e, dopo aver scattato altre decine di foto, entriamo nell’Emisfero dove è situato un cinema IMAX. La proiezioni sui dinosauri è letteralmente avvolgente. Decidiamo di giocarci subito la carta del flamenco e raggiungiamo la “Buleria” un locale con cena e flamenco situato poco lontano. Lo spettacolo vero e proprio inizia alle 23:15 e dura circa un’ora con un quarto d’ora di pausa, per cui consiglio di prenotare e tornare dopo altrimenti si spende una cifra in bevande. Noi abbiamo finito di cenare troppo presto e infatti ci è toccato un conto di 288 € in sei. Per smaltire cena e beveraggi torniamo in albergo a piedi.

7 marzo
Dopo una ricca colazione presso una caffetteria nei pressi dell’hotel prendiamo il 95 con destinazione l’Oceanario della Città delle Scienze. In media per la visita occorrono 4 ore. Appena dentro controlliamo subito gli orari degli spettacoli al Delfinario e all’Auditorium. In quest’ultimo un immenso acquario, che riproduce l’ambiente marino del Mar Rosso, occupa il palco. Durante lo spettacolo, che dura 20 minuti, i due presentatori, un fuori e uno dentro l’acqua, forniscono informazioni sulla struttura, sui pesci e sugli ecosistemi. Apprendiamo, tra l’altro, che qui lavorano 300 persone. Gli spettacoli sono due: alle 13:00 e alle 13:30. Nel vicino delfinario assistiamo all’appassionante spettacolo con delfini appunto. Ne abbiamo visti tanti in precedenza eppure ogni volta ci facciamo impressionare dall’intelligenza e la bellezza di questi mammiferi. Per il resto l’Oceanario è suddiviso in zone: Mediteraneo, Umida, Tropicale, Artico e Antartico. Molto belle sono le vasche tropicali caratterizzate da un tunnel che attraversa l’acquario e permette di ammirare gli squali, i tonni e gli altri pesci anche da sotto oltre che dal lato. Nella parte artica ci sono trichechi, leoni di mare e balene beluga.

Appena fuori assaggiamo la famosa hortchada. Ci sono molti banchetti in città che la vendono. E’ una bevanda ottenuta mettendo a bagno la choufa un seme poco più piccola di una nocciola. Il primo sapore che colpisce il palato è quello di legno bagnato e un po’ muffo. Non è precisamente gradevole ma è immediatamente seguito da una sensazione di sete soddisfatta. A parte il primo sapore, che ho riscontrato anche in successivi assaggi posso affermare che l’hortchada è una bevanda gradevole e dissetante. I semi di choufa si possono anche mangiare direttamente e hanno un buon sapore. Soddisfatti dall’esperimento gastronomico attraversiamo la strada dal lato del Corte Ingles e andiamo a prendere l’1 che ci porta al porto. Scendiamo nei pressi della struttura creata per la Coppa America del 2007 e passeggiamo lungo la larghissima spiaggia di Las Arenas fino al punto in cui inizia quella di Malvarrosa. Qui alle 18:00 c’è la Mascletà ovvero i fuochi di artificio per la festa delle Fallas che culmina il 19 marzo con l’incendio di gigantesche e complesse opere di legno e cartapesta. Il fuochista è un italiano che si produce in un tripudio incredibile di scoppi e di effetti spettacolari. I valenciani spendono un capitale per questa festa. Soltanto oggi ci sono altre 2 Mascletà oltre a questa: quella giornaliera delle 14:00 a Plaza dell’Ayuntamiento e quella serale alla fine della sfilata dei Ninot. In Italia non siamo abituati ad assistere ad una tale concentrazione e durata di scoppi di cui i valenciani vanno pazzi.

Torniamo verso il centro dopo aver passeggiato presso i capannoni della coppa America e andiamo a cena al ristorante la Riua già sperimentato la prima sera. Poi in piazza per la sfilata dei Ninot che non è un granché anche se dura dalle 22:30 fino a mezzanotte. Poi i fuochi aerei in mezzo alla piazza stretti tra i palazzi. Tale e tanti sono decibel (fino a 122 scopriamo successivamente) che temiamo che i palazzi vengano giù: sono pazzi questi valenciani.

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