La processione del Venerdì Santo a Civitavecchia

Il rumore delle catene sale lentamente ed annuncia il faticoso incedere degli incappucciati. Una parte di processione mi è sfilata davanti, diversi quadri sono passati, dopo l’ottavo, quello della Confraternita dell’Orazione e Morte arrivano gli incappucciati. Il rumore delle catene che sale introduce il peso dell’umana sofferenza racchiusa nella passione Cristo. Non è una rappresentazione, è realtà, sotto le le loro vesti bianche gli incappucciati soffrono sotto il peso delle pesanti croci, che molti di loro sorreggono, e per le pesanti catene che, ancorate alle caviglie, rallentano e rendono incerti i passi sui piedi nudi. Ognuno di loro ha le proprie ragioni per essere parte di questa sofferenza, le loro identità sono a me sconosciute come anche le loro motivazioni, ma i sentimenti che il loro arrivo scatenano non lasciano indifferenti gli spettatori, anche coloro che sono venuti a vedere soltanto il folkore.

E’ una rappresentazione del dolore e della sofferenza che trascende anche la fede religiosa e induce alla riflessione anche chi religioso non è. Il sinistro rumore delle catene mi scatena un’ondata di emozioni: una parte deriva da ciò che ho descritto, un’altra parte deriva però dalla consuetudine di essere qui ogni anno sin da bambino. E mi sorprendo ogni anno da allora ad essere catturato dal misticismo di queste scene. Il rumore delle catene … è sinistro, segno tangibile della sofferenza, eppure familiare, quasi musicale, una musica triste che però ti prende perchè ti tocca nel profondo. Quest’anno ho voluto riprendere gli incappucciati e, soprattutto, ho voluto registrare il rumore delle catene per poterlo riascoltare senza dover attendere un altro anno.

Ti invito a vedere il video (in fondo al testo) e a sentire la musica di cui ti ho accennato, naturalmente essere presenti sul posto fa un altro effetto, ma per chi non ha mai partecipato potrebbe essere un invito a venire il prossimo anno.

La processione del Cristo morto di Civitavecchia ha origine sicuramente molto antiche ma incerte. La leggenda la fa risalire all”889 in concomitanza con la rinascita della città dopo le distruzioni dei Saraceni, tuttavia non ci sono documenti storici che lo provino come ha sottolineato Odoardo Toti. Di sicuro la processione era considerata antica già nel 1710, quando fu descritta nei particolari da Padre Labat a pag. 260 del volume III del suo “Voyage en Espagne et en Italie. Avec figures” pubblicato Nurnberg nel 1759 (dell’opera esistono altre edizioni precedenti, ma ho trovato il riferimento a Civitavecchia nell’edizione citata in base da quando scritto nel 1894 da Giuseppe Pitrè nella sua Bibliografia delle tradizioni popolari in Italia).

Per una descrizione particolareggiata della processione rimando a questo documento di Giovanni de Paolis.

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